Nel 2-7 per cento dei casi
l’ance lascia sulla pelle dei segni indelebili. Molti segno il risultato di
forme, delle escoriate o cicatriziali, causate proprio dal grattamento continuo
delle lesioni, scatenato per lo più da fattori psicologici.
Le cicatrici da acne possono essere piane, depresse o rilevate. Le ultime
due sono le più antiestetiche, ma anche le più difficili da correggere. Si può
ricorrere al laser, che genera un fascio di luce che penetra nella pelle e
vaporizza gli strati superficiali, eliminando le imperfezioni. Oppure si
possono fare dei peeling chimici, che consistono nell’applicazione di sostanze,
resorcina e acido salicilico, che distruggono gli strati superficiali dell’epidermide
e, a volte, anche del derma, per stimolare la rigenerazione dei tessuti.
Di recente sono stati fatti importanti progressi nel
trattamento di queste ferite.
Per esempio il peeling e il needling,
da praticare in sedute separte, possono migliorare anche fino al 70% le
cicatrici acneiche.
Il needling è una tecnica che si
basa sull’utilizzo di uno speciale disposistivo dotato di sottili aghi di acciaio.
L’obiettivo è creare tanti piccoli fori sulla pelle, per stimolare la
produzione di collagene ed elastina, due proteine che danno tono ed elasticità
alla cute.
Un’altra tecnica molto valida è il Prp o plasma ricco di piastrine. Si
preleva un piccolo quantitativo di sangue, che viene centrifugato per separare
i globuli rossi dalla parte contenente plasma e piastrine. Questa parte viene
trattata in modo da ottener un gel che viene re iniettato sottocute. La pelle
così si rigenera più facilmente e diventa uniforme.